Oggi nessuna ricetta? Nessuna notizia su frutta e verdura? Oggi andiamo altrove. O meglio, andiamo un pochino lontano nel tempo. La nostra storia inizia con il trisnonno Cataldo Bottoni che, dalla Ciociaria, si trasferisce in Pianura Pontina e si specializza nella coltivazione del carciofo romanesco. Da allora, coltiviamo le terre dell’Agro Pontino e, dal 2022 portiamo i suoi frutti sulle tavole di chi abita a Roma e non solo.
La nostra azienda agricola si trova precisamente a Sezze, in provincia di Latina: è da qui che oggi partiamo per un racconto diverso dal solito, alla scoperta di un dialetto che neanche più noi usiamo molto ma che ci piace ricordare.
Abbiamo affidato questa narrazione a due libri, fonti preziose dalle quali abbiamo estrapolato termini che riguardano frutta e verdura e, in generale, il mondo agricolo. Parole e proverbi che ci fanno sorridere e che ci ricordano radici e storia, quella da cui proveniamo.
Non è una raccolta completa, lo sappiamo: è il nostro personalissimo viaggio nel dialetto sezzese tra i campi. Ci siamo permessi di inserire autonomamente qualche parola ma, la maggior parte, proviene da questi due testi:
- Sezze e il suo dialetto, Renato Sauzzi, 1997, Editore Comune di Sezze.
- Il dialetto di Sezze, Luigi Zaccheo – Flavia Pasquali, 1976, A cura del Centro Studi Archeologici di Sezze.
Il piccolo dizionario agricolo (e non solo) sezzese – italiano
Non è un vocabolario completo: qui abbiamo raccolto alcune parole che ci hanno fatto sorridere e che ci piaceva condividere con te.
Clicca su ogni lettera per scoprirle.
Affónge (re): rimboccarsi le maniche.
Allessà (re): lessare, bollire.
Annivia: indivia, riccia o scarola.
Annúmmidu: in umido, cibo cotto in guazzetto.
Aratu: aratro.
Arimonnà (re): mondare, levare la buccia e la scorza di un frutto.
Binzi: fagioli.
Bruccolécchi: broccoletti di Sezze.
Carciòffela: carciofo.
Cardìno: pianta del carciofo nel suo primo anno di vita, quando dà i frutti in ritardo rispetto alle piante vecchie.
Carico: misura di peso usata esclusivamente per il granturco; il carico è formato da due sacchi di panno pieni di pannocchie; la quantità di granturco che se ne ricava è leggermente inferiore a un quintale. Un sacco di panno pieno di grano corrisponde a circa 120 Kg. Le altre unità di peso sono l'oncia = 33 gr; la libbra = 333 gr; la decina = 3333 gr; la quarta = 33 Kg; i rubbio = 240 Kg.
Cariòla: carretto a mano a una sola ruota.
Causéglio: castagna molto piccola commestibile.
Cazzimpèriu: sedano con sale e olio.
Cerasa: ciliegia.
Céruo: acerbo, immaturo, aspro.
Céuzo: gelso, albero delle moracce.
Cicèrchia: pianta leguminosa.
Còce: cuocere, scottare.
Cocozza: zucca.
Côlle(re): raccogliere, cogliere i frutti o altra cosa.
Cràtiche: radici di piante superiori infisse sul terreno dal quale traggono alimenti.
Crèsta: uva ancora non matura, molto acerba.
Cucuzzigli: zucchine.
Curnilu: cocomero.
Érua: erba.
Fasógli: fagioli.
Fasulécchi: fagiolini ancora verdi.
Fàuce: falce, arnese rurale di ferro, curvo, per falciare o mietere.
Ficora: fico.
Finúcchiu: finocchio.
Fiscia: striscia di terreno.
Fóre: campagna (so ito fóre: sono andato in campagna).
Frácicu: fradicio.
Fràula: fragola.
Fúrconu: forcone, arnese di stalla.
Giòbba: lavoro.
Granóno: grano duro.
Ilàta: gelata, deleteria per piante, fiori e prodotti agricoli.
Ìnzito: frutto del castagno.
Legúma: legumi.
Luìna: seme delle zucche, dei cocomeri, degli aranci…
Manicuto: cesto di vimini usato per raccogliere frutta o altri ortaggi.
Melànculi: aranci.
Melàngolara: venditrice di aranci.
Mèlu: miele.
Méta: luogo dove si porta il grano appena mietuto per essere trebbiato.
Mète: mietere, tagliare, raccogliere le biade.
Milu: melo, albero delle rosacce.
Petàta: patata.
Piséglio: pisello.
Piticuccio: peduncolo, il legame che unisce il frutto al ramo dell’albero.
Pranèspula: nespola.
Pricòca: albicocca.
Pummodoro: pomodoro.
Ramaccia: gramigna, erba perenne delle Graminacee che produce gravi danni alle colture.
Rappàio: grappolo dell’uva.
Róla: terra di colore rossiccio non adatta per la coltivazione.
Scampà (re): liberare il prato dalle erbacce.
Semente: il seme.
Sódo: terreno non arato, non coltivato.
Sorua: sorba.
Stabbio: concime di stalla.
Stao: stelo della pianta del granturco.
Stradóno: strada di campagna in terra battuta.
Sùluco: solco fatto dal contadino sul terreno.
Suricchiu: falcetto per mietitori.
Tòppa: zolla che viene sollevata dal terreno vangando o arando.
Turzo: fusto di alcune piante spogliato dalle foglie (esempio: il turzo di broccolo).
Ûaiana: guscio delle leguminose (fave, fagioli) con dentro il frutto.
Ûernìlo: cocomero.
Ûerte: bisaccia di tela usata dai contadini per andare in campagna (conteneva pane, acqua e tutto l’occorrente).
I proverbi
Al vocabolario, aggiungiamo anche questi due proverbi in dialetto di Sezze.
Quando ûa nulo alla montagna, chiappa la zappa e ûa ‘n campagna, quando ûa nulo a la marina, posa la zappa e ûa ‘n cantina.
Quando è nuvoloso in montagna, prendi la zappa e vai in campagna, quando è nuvoloso a mare, posa la zappa e vai in cantina.
Mi sento accomme a ‘na ûigna rimossa.
Mi sento stanco morto.
E dopo questo lungo elenco di parole, ci sentiamo proprio accomme a ‘na ûigna rimossa. Ma quanto abbiamo riso!
Ti salutiamo con una poesia dedicata alla bazzoffia, ricetta tipica di Sezze e dei Monti Lepini. Fatta con verdure di recupero, è un piatto tipico della primavera ed è conosciuta anche come zuppa dell’amore: si racconta infatti venisse preparata dalle mogli per i mariti che tornavano stanchi dal lavoro in campagna; grazie al suo carico di vitamine, li ristorava rendendoli pronti a farle felici.
La bazzoffia
Tratta dal libro "Tibbo Tabbo, sonetti sezzesi, 1896, Angeletti editore".
Versione originale
«Stai sempre arripusata, bianca e roscia: maritito ti passa spese bbone! Puraccia a mmi ca stongo sempre moscia; da quaci dèci mici sta 'm pinzione! Cummare mé, damme poco 'n unguento che ci spila le vene e che ci zoffia!».
«E su patito tutto 'ssu turmento? stasera ci ammannisci la bazzoffia!».
«E che ci fa?»
«Atro che midicina! Mesa libbra pisegli, quattro coste, carcioffole, pitate e muruvina, sellero, piparolo e ciammaruche: le cose sè' ci s'arifao toste e 'n fronte a ti spariscono le rughe».
Traduzione
«Stai sempre fresca, bianca e rossa: tuo marito ti consente spese buone! Povera a me che sono sempre moscia; da quasi dieci mesi è in pensione! Comare mia, dammi una pozione che gli sturi le vene e che gli soffi dentro!»
«E hai sofferto tutto questo tormento? Questa sera gli prepari la bazzoffia!».
«E che gli fa?»
«Altro che medicina! Mezza libbra di piselli, quattro coste di bieta, carciofi, patate ed erbe varie, sedano, peperoncino e lumache: i suoi attributi ridiventano turgidi e in fronte a te sparisce l'astinenza».
Hai riso anche tu come noi?
Con questo articolo dedicato al dialetto di Sezze tra frutta, verdura e mondo contadino ti salutiamo e ti diamo appuntamento alla prossima. Speriamo sia stato divertente per te come lo è stato per noi. Alla prossima.
Articolo aggiornato il 15-03-2024 alle 05:00
1 Comment
simpatico il dialetto, difficile da pronunciare… ma la vostra cadenza è proprio popolare